Roma, 9 ottobre 2025 – A margine dell’evento “Imprese e professioni nella sfida digitale”, promosso oggi a Roma da Fondazione Italia Digitale, il presidente di AssoSoftware, Pierfrancesco Angeleri, ha lanciato un appello al Governo affinché nella revisione del Piano Transizione 5.0, che dovrebbe essere inclusa nella prossima Legge di Bilancio, siano mantenuti e rafforzati gli incentivi per l’acquisto di software gestionali, riconoscendone il ruolo strategico nel processo di trasformazione digitale delle imprese italiane.
Nonostante le conferme positive emerse dagli studi più recenti, il livello di adozione di software gestionali integrati da parte delle PMI italiane resta ancora molto basso — poco più del 30%, con percentuali ancora inferiori tra le microimprese. Secondo il 46% delle aziende intervistate dall’Osservatorio Software & Digital Native Innovation che ha condotto la ricerca, la principale barriera all’adozione è proprio la mancanza di incentivi statali dedicati.
“Il software gestionale è oggi la vera infrastruttura digitale su cui poggia la produttività delle imprese,” ha dichiarato Angeleri. “Non si tratta più di uno strumento amministrativo, ma del cuore dei processi aziendali, capace di abilitare l’utilizzo di tecnologie avanzate come l’Intelligenza Artificiale. Per questo chiediamo che gli incentivi per l’acquisto di software per la gestione dell’impresa vengano mantenuti e semplificati, slegandoli dai rigidi requisiti di risparmio energetico che oggi ne limitano l’accesso, soprattutto per le PMI e le microimprese.” Inoltre, continua Angeleri, è fondamentale prevedere un criterio di premialità dell’incentivo nel caso di investimenti in beni materiali o immateriali “Made in UE”. Tale appartenenza dovrebbe essere però dimostrata tramite l’adesione ad un marchio o sigillo di garanzia registrato (vedi Marchio del Software Made in Italy) che prevede un’apposita certificazione del processo di produzione comunitario con specifico disciplinare.
Il Piano Transizione 5.0, pur avendo ampliato la platea dei beni incentivabili anche alla componente software, si è rivelato di difficile applicazione, a causa dell’elevata complessità burocratica e dei vincoli di rendicontazione energetica. Se infatti un software certamente migliora di per sé l’efficienza di un’azienda e il consumo delle risorse – basti pensare alla riduzione dell’uso di carta grazie alla digitalizzazione – ciò non sempre si traduce in un risparmio diretto sulle bollette energetiche, specialmente con l’uso di tecnologie come l’IA.