L’andamento. Siglato un accordo con l’ ateneo per creare nuove alchimie In regione il settore genera un fatturato di 21 miliardi e conta 8mila imprese
AssoSoftware e Politecnico di Milano insieme per agevolare l’ incontro tra aziende di software mature e startup.
La collaborazione tra l’Associazione che rappresenta le aziende produttrici di software e l’ ateneo milanese ha radici lontane. Da tre anni il PoliMi cura, per Assosoftware l’ indagine «Il software gestionale in Italia» con l’ obiettivo di individuare dei parametri, degli elementi quantitativi per capire quali benefici si possono ottenere adottando soluzioni di software avanzate.
Ma non è tutto, «si è anche stabilito un indicatore per misurare il livello di maturità digitale – racconta il presidente di Assosoftware Pierfrancesco Angeleri – che ci piacerebbe diventasse una forma di riferimento per il mercato che indica il livello di maturità nell’ adozione del software all’ interno delle aziende». Oggi più o meno si registra un livello di maturità al 50%, il 100% si ha quando si utilizzano al meglio le potenzialità del software.
Il “progetto Startup” sottoscritto con PoliHub, l’incubatore di startup del Politecnico di Milano è un progetto con l’obiettivo di attrarre nell’universo Assosoftware anche le startup «perché – spiega Angeleri – sono un grandissimo fenomeno di innovazione con una capacità di un time to market infinitamente più piccolo rispetto alle aziende mature, sono molto più innovative, e quindi il giusto mix tra aziende mature e aziende start up all’ interno dell’ associazione è fondamentale per creare quell’alchimia che ci permetta di portare sul mercato la nostra visione». Attraverso questo progetto si offre alle start app la possibilità di entrare nell’ associazione con un costo ridotto dell’ 80%, per i primi tre anni; le stesse potranno dialogare con le “sorelle” più grandi attraverso il Forum dell’ associazione, saranno inserite nei gruppi di lavoro tematici e potranno accedere a tutte le convenzioni con i fornitori.
AssoSoftware è un’Associazione che conta 230 associati e offre ai propri iscritti tanti servizi soprattutto legati alla conoscenza di tutto il mondo normativo, un elemento in cui le aziende soprattutto piccole hanno grande difficoltà a muoversi.
L’altro obiettivo del progetto è favorire alleanze e matrimoni tra aziende mature e aziende giovani. «Vogliamo creare quell’humus – racconta Angeleri – che ci consenta di avere maggior fertilizzazione non solo in termini culturali e di conoscenza ma anche di possibili alleanze o possibili acquisizioni, vogliamo creare un ambiente dove aziende e startup si incontrano per poter esercitare il massimo delle sinergie e la Lombardia, essendo così prolifica di entrambi, era la regione ideale da cui partire».
La Lombardia detiene il maggior numero di software house e produce le performance migliori in termini di fatturato. Le aziende di software nella regione sono 8.146, contano 112.490 dipendenti per un fatturato che supera i 21 miliardi di euro. Se si guarda alle sole software house gestionali sono in tutto 809 (il 62% del totale) e occupano 83mila dipendenti, per la maggior parte sviluppatori. Le software house lombarde associate ad Assosoftware sono 55, contano 5.500 addetti e generano un fatturato di circa 1,5 miliardi.
Il mercato del software cresce in media del 15%; in Italia il fatturato delle imprese (in totale 31.601) che realizzano software e servizi correlati ammonta, nel 2021, a oltre 51 miliardi di euro; il fatturato generato dal comparto del solo software gestionale è intorno ai 20 miliardi, con 133.000 dipendenti e circa 1.350 aziende.
La crescita media del 15%, secondo Angeleri, dipende dal fatto che l’ Italia è rimasta indietro rispetto agli altri paesi e i margini per crescere sono ampi. «Con la crisi del Covid tanti paradigmi sono saltati – spiega Angeleri – e le aziende si sono trovate improvvisamente di fronte a una crisi che ha mostrato la scarsa efficacia dei sistemi gestionali attuali».
Serve però una strategia, anche politica che fino ad ora è mancata. Negli ultimi anni sono stati molto incentivati gli investimenti nell’ hardware, mentre per il software si è fatto poco, un errore secondo Angeleri perché l’ hardware è il braccio, ma il software gestionale è la mente.
Sono tre, secondo Angeleri le azioni che bisognerebbe intraprendere: primo riequilibrare l’ approccio tra hardware e software per privilegiare una detrazione più significativa e consistente per il puro software e in particolare per quello gestionale; secondo incentivare e supportare la ricerca e lo sviluppo, «fino ad oggi c’ è stata poca chiarezza sulle modalità implementative – afferma Angeleri – e ciò ha creato significativi problemi»; terzo spingere sull’ occupazione riconoscendo incentivi a chi assume sviluppatori.
Secondo Angeleri quanto accaduto in India con l’ Itc, che ha permesso di creare milioni di posti di lavoro, potrebbe accadere anche da noi. Oggi la differenza di costo di una persona che sviluppa in India rispetto a uno sviluppatore in Italia è poco meno del 15%, quello che una volta era un delta molto significativo oggi si è sensibilmente ridotto, inoltre coordinare delle risorse in un altro paese ha un costo quindi questo delta si riduce ulteriormente. Oggi è possibile creare le condizioni per avere un costo del lavoro competitivo e rendere conveniente creare fabbriche di software in Italia «potremo attrarre le aziende straniere al Sud – suggerisce Angeleri – dove il costo del lavoro è equivalente a quello che si trova in India ma con una base di qualificazione di alto profilo».