di Roberto Bellini (*) – Rubrica a cura di AssoSoftware

 

Il cambiamento dell’amministrazione fiscale passa anche attraverso l’innovazione tecnologica: su questo tema sono intervenuto, a nome di AssoSoftware, alla tavola rotonda che si è tenuta il 17 maggio scorso al Mef durante la giornata di confronto e dibattito tra l’amministrazione, le associazioni di categoria e dei consumatori e gli ordini professionali dal titolo «L’amministrazione fiscale che cambia».

Prima di entrare nel merito, è doveroso ricordare che la vera semplificazione si ottiene con la certezza del diritto e con una tempistica degli adempimenti compatibile anche con le necessità operative dei contribuenti, degli intermediari e delle software house che predispongono gli strumenti applicativi. Spesso il legislatore, nell’emanare le norme, ignora tali problematiche e impone delle tabelle di marcia che devono essere poi smentite per dare tempo all’Agenzia delle Entrate di completare l’interpretazione normativa (con circolari, risoluzioni, ecc..) e agli operatori di attivarsi per creare i presupposti tecnici per adempiere correttamente.
Un esempio significativo è rappresentato dal recente Dl n. 50/2017 (la cosiddetta “manovrina”) che determinando una stretta sulle compensazioni dei crediti in F24 e l’utilizzo dell’unico canale «Entratel», non ha affrontato alcuni aspetti nodali come l’utilizzo del credito da dichiarazione Iva 2017 già presentata e il necessario adeguamento dei sistemi nella decorrenza del canale obbligatorio. La conseguenza è stata una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate che, nel chiarire i vari aspetti, ha dovuto anche necessariamente rivedere la decorrenza degli obblighi.

La semplificazione con le tecnologie
Ciò considerato, come può quindi l’innovazione tecnologica semplificare il Fisco? Se guardiamo ai recenti provvedimenti per l’invio delle fatture alla pubblica amministrazione e, a seguire, dei Dati Fattura all’Agenzia delle Entrate (Dlgs n. 127/2015 e Dl n. 193/2016), è innegabile che l’innovazione tecnologica introdotta sia stata avvertita come un vantaggio e una semplificazione principalmente dalla Pa, che, grazie alla digitalizzazione, ha ridotto i costi di acquisizione e può innescare processi di controllo in modo più veloce e automatico. Da parte loro aziende e intermediari sono stati obbligati a dotarsi di nuovi strumenti applicativi senza percepire ancora i benefici di questa innovazione. Il flusso dei dati digitali finora è stato a senso unico, cioè dal contribuente allo Stato, poco o niente è stato reso disponibile al contribuente in un formato elaborabile. Parliamo delle numerose banche dati che il Mef, l’Agenzia delle Entrate, Equitalia e altri enti potrebbero aprire agli applicativi gestionali di cui sono forniti i contribuenti per consentire la lettura dei dati e una vera interoperabilità.
Per ora queste informazioni sono accessibili solo alla singola persona fisica che accede via browser ai vari portali pubblici e che, dopo aver digitato le apposite credenziali, navigato all’interno del sito per cercare i dati richiesti, una volta che li abbia trovati, può stamparli o scaricarli in modelli pdf che in nessun modo potranno essere acquisiti in automatico dai sistemi gestionali.
La vera innovazione si avrebbe con la cosiddetta «cooperazione applicativa» ovvero l’interoperabilità tra software privato e banche dati pubbliche, per la lettura e l’automatica elaborazione di informazioni che di diritto dovrebbero già essere nella disponibilità del contribuente.

Gli esempi
Facciamo alcuni esempi. L’intermediario che elabora i modelli dichiarativi, o calcola l’Imu e la Tasi, spesso consulta la banca dati catastale dei propri assistiti accedendo al portale dell’Agenzia delle Entrate: dopo aver digitato i parametri richiesti, ottiene un risultato a video che dovrà poi ricopiare nel proprio gestionale per effettuare l’elaborazione. È evidente il vantaggio che si avrebbe in termini di risparmio di tempo e riduzione degli errori se l’accesso e l’acquisizione dei dati fosse automatizzata all’interno del proprio gestionale.
Un altro caso analogo riguarda la lettura delle informazioni del Cassetto Fiscale del contribuente. È veramente ottimo avere a disposizione online tutti i flussi già inviati all’Agenzia delle Entrate, compresi modelli dichiarativi, deleghe F24, rimborsi, incluse le comunicazioni di irregolarità, 36-bis e ter, tuttavia anche in questo caso, i dati visibili non sono direttamente elaborabili. Se con quelle informazioni dovessi procedere, per esempio, a una dichiarazione integrativa o a un ravvedimento operoso, dovrei ricaricare i dati nel sistema gestionale con un elevato rischio di errore. Tutto sarebbe evitabile se il gestionale potesse leggere direttamente queste informazioni dal Cassetto Fiscale.

Il controllo del codice fiscale
Sono veramente tanti gli esempi in cui la cooperazione applicativa con le banche dati pubbliche porterebbe notevoli vantaggi agli operatori del Fisco. Voglio qui ricordare quello che oramai è diventato un caso emblematico nelle richieste di AssoSoftware: il controllo del codice fiscale. Com’è noto, per il problema dei cosiddetti “omocodici”, il codice fiscale viene rilasciato solo dall’Agenzia delle Entrate e non può essere calcolato o controllato da terzi che non accedono direttamente all’anagrafe tributaria. Anche per questo esiste una funzione pubblica nel sito dell’Agenzia delle Entrate che permette a qualsiasi utente il controllo ufficiale del codice fiscale. Ebbene questa funzione non può essere richiamata da un software gestionale per la verifica del codice fiscale durante l’inserimento di una qualsiasi anagrafica con il risultato che, nonostante tutti i controlli e le quadrature fatte dal software, non si è totalmente esenti dalla possibilità di caricare e poi trasmettere un codice fiscale errato.
Concludendo possiamo dire che l’innovazione tecnologia si traduce in semplificazione per tutti gli attori se il risparmio di tempo legato alla digitalizzazione è reciproco con una vera condivisione delle informazioni presenti nelle banche dati e una cooperazione applicativa tra tutti gli strumenti pubblici e privati.

(*) Direttore generale AssoSoftware

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