AssoSoftwareDayPress del 30/04/2024

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Segnaliamo che all’interno della rassegna di oggi è presente il seguente articolo, a firma di Fabio Giordano, comitato tecnico AssoSoftware:

Isa e concordato biennale: così gli intermediari delegati potranno gestire dati e richieste

Con il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate del 12 aprile 2024 (protocollo 192000/2024) sono state stabilite le modalità con cui saranno resi disponibili ai contribuenti, ovvero agli intermediari fiscali, gli ulteriori dati necessari ai fini dell’applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) per il periodo di imposta 2023 e ai fini dell’elaborazione della proposta di concordato preventivo biennale (Cpb) per i periodi d’imposta 2024 e 2025. Leggi tutto

 

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Gli Uffici di Segreteria

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AssoSoftwareDayPress del 27-28-29/04/2024

 

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Per opportuna conoscenza segnaliamo la Rassegna Stampa di sabato 27 aprile e domenica 28 aprile:

27/04/2024

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Il Presidente di AssoSoftware ospite di “Sportello Italia” su RAIRADIO1 - 29 aprile 2024

 

“Quando parliamo di software il pensiero va sempre all’estero, questo nonostante l’industria italiana del software sia una filiera importante per il Paese che fa il 3 per cento del Pil” ha dichiarato oggi il Presidente di AssoSoftware, Pierfrancesco Angeleri ospite della trasmissione “Sportello Italia” in onda su RaiRadio1.

“Per questo motivo è necessario investire di più su questo settore, e mi rivolgo in particolare al Governo, perché grazie ad una campagna di incentivi dedicati possa accelerare il percorso di digitalizzazione di PMI, PA e studi professionali, affinché l’Italia possa diventare un hub europeo per lo sviluppo di soluzioni software e applicazioni IA“.


ASCOLTA L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DI ASSOSOFTWARE A “SPORTELLO ITALIA” – RAIRADIO 1*

* Dal minuto 16.17′

 


Studi dei commercialisti, investimenti al minimo sulla digitalizzazione - NORME E TRIBUTI PLUS e altre testate, 23 aprile 2024

Secondo l’indagine dell’Università di Pavia due professionisti su tre riescono a investire solo fino a 5mila euro nelle nuove tecnologie: al primo posto le email, all’ultimo l’intelligenza artificiale

Gli investimenti dei professionisti nel digitale sono ancora bassi: due commercialisti su tre non riescono a dedicare più di 5mila euro alla digitalizzazione dello studio. Uno su due ha potuto organizzare soltanto una giornata di formazione sul digitale all’anno nel proprio studio. E, più che all’intelligenza artificiale, i professionisti guardano a cloud e videoconferenze.

L’indagine sugli «Studi professionali italiani e digitali» è stata realizzata dall’Institute for Transformative Innovation Research, il centro di ricerca dell’Università di Pavia, in collaborazione con l’Accademia dei commercialisti e la Fondazione nazionale dei commercialisti. Ed è stata presentata nel convegno promosso da Assosoftware a Milano il 23 aprile dal titolo: «Digitalizzazione e futuro degli studi commercialisti».

L’indagine
La ricerca copre il trienno 2020-22 ed è stata realizzata intervistando un campione composto da 1.559 professionisti provenienti da tutto il territorio nazionale, di cui oltre l’80% costituito da commercialisti. A essere intervistati soprattutto i titolari dello studio, uno su due di età superiore ai 55 anni. L’obiettivo era proprio quello di indagare il livello di digitalizzazione degli studi e capire di quali strumenti si siano dotati nel triennio considerato. In modo da avere indicazioni, sulle possibilità e le propensioni a investire nelle nuove tecnologie.

I risultati
Due intervistati su tre non sono riusciti a investire nello sviluppo di soluzioni tecnologiche più di 5mila euro l’anno. In particolare il 18,35% è rimasto sotto la soglia dei mille euro, mentre circa il 47% si è collocato nella fascia da mille a 5mila euro. Carente anche il tempo dedicato alla formazione dei dipendenti sul tema: uno su due (il 52%) ha dedicato da zero a un solo giorno di formazione, mentre all’estremo opposto, poco più di uno su dieci è riuscito a impostare oltre sette giorni di formazione sulle tecnologie. Per Stefano Denicolai, professore di Innovation Management all’Università di Pavia «Le difficoltà che gli studi commercialisti affrontano nel loro cammino di digitalizzazione sono molteplici, tra queste il fatto che si tratta di una professione svolta da un gruppo ristretto di persone che hanno poche occasioni per investire in modo poderato sul digitale a parte gli adempimenti normativi. Questo crea un circolo vizioso, avendo poche competenze digitali si fa fatica a capirne il valore, come investire e in quale direzione». Per il docente è anche una qujestione di contesto: «Questi studi lavorano in simbiosi con Pmi che non hanno cultura del digitale e non vogliono investire nel settore ,ma basta poco per sbloccare la situazione: qualche piccolo investimento nella direzione giusta non può che portare grandi vantaggi agli studi».

Le tecnologie
Le criticità maggiori sono proprio sulla tipologia di strumenti tecnologici adottati negli studi, che sembrano non riuscire a progredire verso forme particolarmente complesse e ad alto valore aggiunto. In una scala da uno a cinque, a livello di importanza, relativa al livello di adozione medio è l’email lo strumento più diffuso (4,82), seguita dai sistemi di back up e dalle piattaforme per le riunioni digitali. Tecnologie più evolute, come le piattaforme di collaborazione o il timesheet sono ancora agli ultimi posti. Per non parlare dell’intelligenza artificiale, ferma all’ultimo gradino della scala di interesse con il punteggio minimo pari a uno.


LEGGI L’ARTICOLO SU “NORME E TRIBUTI PLUS”


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AssoSoftware: poca digitalizzazione negli Studi Professionali - 23 aprile 2024

Milano, 23 aprile 2024 – Gli studi professionali italiani investono una percentuale molto esigua del loro fatturato in digitale: la maggior parte, infatti, spende tra i 1000 e i 5mila euro all’anno, solo una piccola parte di essi spende più di 30mila euro in nuove tecnologie. E nonostante gli strumenti digitali vengano adottati per migliorare la qualità dei processi, coordinare il lavoro e ridurre i costi, la maggior parte dei professionisti dedica alla formazione sulla tecnologia non più di un giorno all’anno.

Questa la fotografia scattata dal centro interdipartimentale dell’Università di Pavia «Institute for Transformative Innovation Research» (ITIR) in occasione dell’evento di kickoff del MindHub “Digitalizzazione e futuro degli studi commercialisti”, promosso da AssoSoftware, l’Associazione di Confindustria che raggruppa i produttori italiani di software, in collaborazione con l’Accademia dei Commercialisti e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

La ricerca dell’Università di Pavia è stata svolta su un campione di oltre 1500 professionisti proveniente da tutto il territorio nazionale tra il 2020 e il 2022. L’obiettivo, come dichiarato dal Prof. Stefano Denicolai, coordinatore del progetto, “è quello di indagare il livello di digitalizzazione degli studi professionali italiani al fine di comprendere al meglio il loro attuale stato di maturità digitale, con una particolare attenzione verso i commercialisti”. La ricerca, infatti, nasce in seno al programma Mindhub dell’ITIR al fine di avviare un percorso di confronto e ricerca fra università e un gruppo di esperti per meglio comprendere il futuro degli studi professionali nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale. “La trasformazione digitale è tanto un driver di cambiamento per lo studio stesso quanto un’opportunità straordinaria di rinnovamento dei servizi offerti ai propri clienti. Ci siamo quindi proposti di analizzare i nuovi trend tecnologici – come AI, Cybersecurity, Data Monetization – raccogliendo dati inediti sul livello di maturità digitale degli studi al fine di proporre modelli e best practice a cui tendere, ipotizzando scenari operativi e strumenti software di supporto” ha spiegato Nicolai.

Partendo dai risultati della ricerca si è svolta una tavola rotonda a cui hanno partecipato tra gli altri, Mauro Nicola, dottore commercialista in Novara, Fausto Turco, Presidente dell’Accademia dei Commercialisti, e Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware, il quale ha dichiarato: “gli studi investono poco perché non siamo riusciti ancora a far comprendere al meglio le potenzialità del digitale, che rappresenta un fattore fondamentale per crescere e sviluppare la loro professione. Come dimostra bene lo studio presentato oggi, il digitale è ancora percepito come qualcosa che serve solo per rispettare gli adempimenti. Per questo è necessario puntare sulla diffusione della cultura digitale, mettendo in campo misure strutturali finalizzate a sostenere i professionisti ad affrontare le nuove sfide legate alla trasformazione digitale. Soltanto procedendo in questa direzione sarà possibile contribuire concretamente alla diffusione delle competenze digitali, che costituiscono l’asset strategico per l’integrazione dell’IA nei processi produttivi e nei servizi. Per questi motivi siamo qui oggi: vogliamo accompagnare gli Studi Professionali nel loro cammino verso una maggiore maturità digitale.”


GUARDA LE INTERVISTE SU “THE WATCHER POST” *

LEGGI L’ARTICOLO SU “IL SOLE 24 ORE – Norme e Tributi Plus”

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AssoSoftwareDayPress del 24/04/2024

 

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Industria 4.0, nei software gestionali slalom sui crediti ancora compensabili - NORME E TRIBUTI PLUS DEL 23/04/2024

Gli effetti della stretta dell’articolo 6 del Dl 39/2024 e della Faq delle Entrate del 16 aprile

L’articolo 6 del Dl 39/2024 (in vigore dal 30 marzo 2024) ha introdotto alcune importanti novità sulla fruizione dei crediti d’imposta relativi agli investimenti in beni nuovi materiali e immateriali 4.0 (legge 178/2020) e dei crediti d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e design (articolo 1, commi 200, 201 e 202, della legge 160/2019).

L’articolo 6 ha, infatti, disposto due nuovi obblighi di comunicazione da effettuarsi nei confronti del Mimit (ministero delle Imprese e del made in Italy):

  1. una prima comunicazione telematica «ex ante» (ossia preventiva) relativa agli investimenti che si intendono effettuare a decorrere dal 30 marzo 2024, ovvero a partire dalla data di entrata in vigore del decreto, con l’indicazione dell’importo complessivo, della presunta ripartizione negli anni del credito d’imposta spettante e della relativa fruizione;
  2. una seconda comunicazione telematica «ex post» (ossia a consuntivo) al completamento degli investimenti. Quest’ultima andrà effettuata anche in relazione agli investimenti realizzati a decorrere dal 1° gennaio 2024 fino al 29 marzo 2024, giorno antecedente alla data di entrata in vigore del decreto.

Entrambe le comunicazioni dovranno essere effettuate sulla base del modello adottato con decreto direttoriale del 6 ottobre 2021 del ministero dello Sviluppo economico, che dovrà essere adeguato con apposito decreto direttoriale del Mimit per quel che concerne il contenuto, le modalità e i termini di invio delle comunicazioni ai sensi della nuova normativa.

In assenza di tali comunicazioni non risulta quindi più possibile, in base anche alle indicazioni fornite dalla risoluzione 19/E/2024, utilizzare i suddetti crediti d’imposta in compensazione.

In particolare, in ordine temporale, in relazione al piano nazionale transizione 4.0:

  • per gli investimenti effettuati entro il 2022, la compensabilità dei crediti maturati ed eventualmente non ancora utilizzati non subisce alcuna limitazione;
  • per gli investimenti effettuati nel 2023, la compensabilità dei crediti maturati e non ancora utilizzati è subordinata alla sola comunicazione «ex post» (comma 3);
  • per gli investimenti effettuati dal 1° gennaio 2024 fino al 29 marzo 2024, la compensabilità dei crediti maturati e non ancora utilizzati è analogamente subordinata alla sola comunicazione «ex post» (comma 1, terzo periodo);
  • per gli investimenti effettuati a partire dal 30 marzo 2024, la fruizione dei crediti d’imposta è subordinata alla presentazione di entrambe le comunicazioni (comma 1, primo e secondo periodo).

Va inoltre segnalato che, con Faq del 16 aprile 2024, l’Agenzia (si veda l’articolo «Industria 4.0, l’interconnessione nel 2023 e 2024 salva i vecchi investimenti») ha comunicato che per gli investimenti effettuati dal 2020 al 2022, ma per i quali l’interconnessione è avvenuta nel 2023 o nel 2024, in deroga alle indicazioni contenute nella risoluzione 3/E/2021, è possibile indicare nel modello F24 l’anno di acquisto invece che l’anno di interconnessione o di entrata in funzione. Ciò evidentemente per non incappare nel blocco dell’utilizzo di tali crediti.

Tale indicazione genera molti problemi operativi, in particolar modo nei casi in cui parte di questo credito d’imposta è stato già utilizzato indicando in F24 l’anno di interconnessione, tenuto anche conto che in F24 l’esposizione del credito è cumulativa e non imputata al singolo bene.

Per chi utilizza i software gestionali risulta quindi necessario:

  • inibire in delega unica l’utilizzo dei crediti d’imposta aventi codice tributo «6936» e «6937» con anno di riferimento 2023 o 2024;
  • operare in modo puntuale il cambio dell’anno di riferimento per i crediti residui, ovvero per i nuovi crediti, nei soli casi indicati dall’agenzia delle Entrate con la Faq del 16 aprile 2024;
  • inibire in delega unica l’utilizzo dei crediti d’imposta investimenti in ricerca e sviluppo aventi codice tributo «6938», «6939» e «6940» con anno di riferimento 2024.

In merito alle modalità operative da adottare AssoSoftware consiglia sempre di far riferimento alle indicazioni ufficiali che necessariamente dovranno essere fornite ai propri clienti dalle software house associate.


AssoSoftwareDayPress del 23/04/2024

 

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AssoSoftwareDayPress del 20-21-22/04/2024

 

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AssoSoftwareDayPress del 19/04/2024

 

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AssoSoftwareDayPress del 18/04/2024

 

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AssoSoftwareDayPress del 17/04/2024

 

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